Stamattina recandomi in ufficio sono incappato per l’ennesima volta nello spot radio di Seat Pagine Gialle e ho ascoltato, mio malgrado, parte della “fuffa” che raccontano. Ho quindi pensato di scriverci subito un post a riguardo.
Perché? Primo per mettere in guardia ignari e incauti possibili clienti che sperano di ottenere chissà quali risultati, grazie a servizi “industrializzati” (1&1, Seat pagine Gialle e altri …); secondo, per riflettere inseme a voi sul fatto se siano o meno servizi da demonizzare.
Recita un’altro spot radiofonico di questi giorni (si nota che sto ascoltando molta radio in questo periodo?!) “può la qualità di un fast-food essere paragonata a quella di un ristorante stellato?!”. Certo che no! Quindi è bene che chi approccia al servizio di Seat Pagine Gialle lo faccia con consapevolezza e non si aspetti chissà quali risultati, né dal punto di vista della comunicazione né da quello del ranking su Google.
Va bene offrire servizi "industrializzati" ma raccontare fuffe è anti-etico, non trovate?!
Premetto che non mi piace in nessun caso parlare male dei concorrenti (che solitamente chiamo “colleghi” visto che facciamo lo stesso lavoro) ne amo criticare il lavoro altrui, se non quando è il cliente stesso a chiedermelo per ragioni analitiche. Anche in quel caso comunque la critica è solitamente molto velata e puramente di carattere tecnico. In questo caso non reputando questi servizi “industrializzati” dei diretti concorrenti, infastidito dalla “fuffa” che sento raccontare negli spot e valutato l’oggettivo basso risultato che offrono, mi è impossibile far finta di nulla. La pubblicità radiofonica l’avrete forse già sentita tutti e molti di voi saranno anche stati contattati telefonicamente da sedicenti venditori di portentosi siti internet di “nuova generazione” (ma che vuol dire?!) e di posizionamento garantito (che non esiste!).
Capisco che Seat Pagine Gialle sia un’azienda di dimensioni importanti e non possa mettere nella cura dei progetti la stessa cura che offrono affermate web agency o qualificati freelance. Questo soprattutto a fronte dei costi richiesti (mi hanno contattato clienti che pagano € 2.000 annui per tali servizi). Se però scegliete questi servizi, state però ben attenti alla “fuffa” che vi raccontano alcuni dei loro venditori. Innanzi tutto se è vero che sono Premium Partner Google, questo non giustifica il fatto che si presentino invece come “in società con Google”. Google non è in società con Seat Pagine Gialle!
Vendere posizionamento garantito non è possibile, perché il posizionamento si ottiene grazie a contenuti ottimizzati e ad attività SEO che richiede tempo e dedizione. Affermare di vendere posizionamento garantito, va inoltre contro le regole stesse di Google. Nessuno può garantire il raggiungimento della prima posizione nei risultati di Google. Leggete cosa dice Google a riguardo e aprite gli occhi una buona volta!
Ma poi siamo certi che i clienti di questi servizi "industrializzati" siano davvero clienti sottratti ad altre web agency o sono clienti che nessun altro "curerebbe" volentieri?
Il presunto leader in Italia di oltre 250.000 siti realizzati (tutti uguali!) realizza i web site mediante una propria piattaforma. Se da un lato questo potrebbe essere un vantaggio per un utente che necessiti di metter mano ai propri contenuti, dall’altro lato penalizza la qualità visiva. Il risultato sono siti con template praticamente identici e quindi assoluta mancanza di originalità.
Già questo dovrebbe bastare a dissuadere un’azienda che aspiri ad affermare la propria identità personale e a distinguersi dalla massa. Capisco però (ma non giustifico!) che ci possano essere aziende, o settori merceologici, che ritengono la visibilità web poco influente per il proprio business. Parlo ad esempio di attività locali, piccoli esercizi o “botteghe” che non possono permettersi investimenti da affermata web agency o freelance professionisti. In questo caso (forse) la soluzione “industrializzata” fa al caso loro.
Certo mi dispiace per le occasioni di visibilità che andranno sprecate, ma cosa ci possiamo fare?! Mi chiedo se non sarebbe forse meglio una pagina Facebook o Google+ a costo zero?! Per quanto riguarda noi professionisti credo che tutto dipende dal nostro target e a quali clienti aspiriamo. Il nostro cliente ideale è la piccola attività sotto casa o la PMI? Ambiamo a crearci un portfolio di piccoli esercenti o puntiamo invece alle grandi aziende?! Non è una questione di voler snobbare nessuno o tirarsela più del dovuto.
La mia è solo una visione realistica di un panorama di offerte molto frastagliato nel quale anche le soluzioni “industrializzate” è corretto che trovino il loro spazio.