Periscope e le sue potenzialità lato business
Periscope, il nuovo servizio ideato da Twitter per lo streaming di video catturati tramite il vostro smartphone e condivisi con i vostri follower (e non), è applicabile al vostro business aziendale?
Sto provando da qualche giorno con sempre maggior interesse, la nuova frontiera del “farsi i cazzi altrui” targata Twitter: Periscope.
Per chi non la conoscesse Periscope è una mobile app di video broadcast molto in voga in questo momento. Per alcuni si tratta solo della moda del momento, mentre per molti trattasi di un servizio destinato a rivoluzionare il modo di comunicare, fare informazione e secondo me ricco di interessanti spunti per il proprio business aziendale.
Innanzi tutto va detto che i termini di utilizzo del servizio, come è abbastanza ovvio prevedere, non ammettono broadcast di contenuti pornografici o sessualmente espliciti. Non si può utilizzare Periscope per infastidire qualcuno o fare stalking, diffondere informazioni e contenuti protetti da copyright o più semplicemente fare “spam”. Pena, l’account bannato. E fin qui, come detto, cosa abbastanza prevedibile.
Premesso questo il concetto è di per se molto semplice: mettere in video i propri pensieri, azioni o eventi … insomma l’evoluzione quasi naturale di Twitter: dai 140 caratteri ai video. A differenza di Twitter però, ciò che condivido lo rendo disponibile non solo ai miei follower ma ad un pubblico molto più ampio e la vera grossa novità sta nel fatto che io possa sapere per le prossime 24 ore chi ha visualizzato un determinato video, chi eventualmente lo abbia commentato o inviato “hearts” (i cuoricini) che altro non sono che una sorta di “like” di Facebook. Ok, questa dei cuoricini fa tanto “bimbominkia” ma perdoniamo a Periscope questa caduta di stile.
La novità davvero interessante anche lato business sta nel fatto che, se un utente legge un mio post, guarda un video o consulta la nostra pagina Facebook, altri utenti non sono in condizione di saperlo, a meno che l’utente stesso non condivida tali contenuti o lasci un commento. Con Periscope invece questi dati sono “live”, non solo durante lo streaming, ma anche per tutto il tempo per cui il video rimarrà disponibile (al momento per le prossime 24 ore).
Pensiamo ad un evento formativo, un webinar o la presentazione di un nuovo prodotto. Ecco, in questo caso tutti possono sapere chi ha guardato cosa ed eventualmente come ha commentato il tutto.
Sicuramente Periscope si porta dietro qualche “peccato di gioventù” rispetto a piattaforme più mature, quali Google Hangout. Ad esempio: non è possibile registrare lo streaming video e renderlo disponibile su Youtube o Facebook; non è possibile creare landing page specifiche per un evento; non è possibile schedulare un evento o invitare i partecipanti, i quali sono avvisati esclusivamente mediante notifiche dedicate.
Naturalmente più il brand sarà noto più la risonanza dello streaming sarà maggiore: ne è testimonianza il diffuso utilizzo tra lo star-system, da Madonna fino a Fiorello. Ciò non toglie che anche aziende meno note, organizzando la cosa per tempo, potrebbero fruire di un servizio che nei mesi a venire sicuramente evolverà, magari consentendo lo storage dei video, la consultazione anonima e altro. Certo è che è un servizio destinato a far parlare di se a lungo.